Parrocchia di Sant’Alessandro

LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANT’ALESSANDRO

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La primitiva chiesetta sorta forse intorno al XI secolo viene ricordata nei documenti più antichi come Cappella Sancti Alexandri; era molto piccola, a pianta rettangolare e probabilmente si trovava all’interno del contesto fortificato del castello Pregnolino. Alcuni documenti d’epoca lasciano intendere che l’ampliamento sarebbe iniziato verso la metà del Quattrocento, quando la cura di S. Alessandro ebbe una parziale autonomia dalla plebe. Il campanile in stile romanico rivela comunque essere più antico: la sua collocazione lascia intendere che abbia fatto parte della chiesa più antica.

Durante gli ultimi restauri sono venuti alla luce squarci di affreschi del XV secolo: sulla parete del loggiato si osserva la Madonna in adorazione del Bambino, sopra il pulpito è la Trinità e figure di Santi, mentre in un riquadro è raffigurata la Madonna della Misericordia e più sotto S. Alessandro a cavallo forse opera di Giovannino da Sondalo.

Negli affreschi dell’abside sono rappresentati  S. Alessandro, i Dodici Apostoli, Cristo con la croce e sotto dei tondi che raffigurano in monocromo, la Creazione di Adamo, la Nascita di Eva, la Cacciata dal paradiso terrestre tutti attribuiti al pittore Cipriano Valorsa di Grosio che le eseguì intorno al 1560 – 1575.

Nel secolo XV la chiesa era sicuramente officiata come parrocchiale, poiché all’atto di presa di possesso della cura del sacerdote Paolo de Carate, eletto dalla comunità il 6 aprile 1491, è scritto che detto curato-rettore doveva “battezzare gli infanti e ogni altra creatura del paese, svolgere le funzioni solite a tenersi nella sepoltura dei morti del comune, amministrare i sacramenti in detta chiesa, celebrare la messa nei giorni festivi e tutte le altre volte che la comunità lo ritenesse utile”.

Anche se i documenti non offrono dati esaurienti si può intendere che i lavori di ricostruzione e ampliamento della chiesa si sono trascinati per lunghi decenni; in S. Alessandro si possono osservare oggi opere pittoriche di epoche ormai lontane sovrapposte ad affreschi più tardivi. Notevole si presenta in particolare il grande affresco absidale del pittore Valorsa, rimasto per secoli celato sotto un abbondante strato di calce apposto dopo la pestilenza del 1636.

Nel 1598 Lovero diventò parrocchia autonoma e nel Seicento si fecero altre modifiche alla  chiesa; venne aperta una finestra nell’abside, fu innalzato un palco per il coro, fu restaurato il campanile e rifatti i tetti. All’interno venne costruito il nuovo fonte battesimale a opera di Andrea Trentino che fu poi arricchito dalla copertura lignea di forma ottagonale realizzata dall’intagliatore Giovanni de Carate nel 1623. Nell’ultima parte del secolo si eresse la loggia di controfacciata sorretta da otto robusti mensoloni in pietra verde e il nuovo portale sul cui architrave si legge Hec est 1693 porta celi . Nella sovrastante lunetta fu dipinta l’immagine di S. Alessandro a cavallo.

Nel Settecento fu ristrutturata la sagrestia e sistemato il porticato, inoltre fu eretto il nuovo ossario. All’interno furono aggiunte nuove opere di intaglio e pittoriche come l’ancona della Madonna del Rosario di Del Piazz eretta nella cappella di sinistra dove era stata dipinta la Trinità che incorona la Vergine tra angeli forse di Giovannino da Sondalo nel XV secolo. Questa ancona è un’opera in legno intagliato e scolpito, ricca di fregi.

Fu proprio in questo periodo che la chiesa cominciò via via ad essere abbandonata per la nuova chiesa di S. Maria delle Grazie perché l’edificio cominciava ad avere problemi alla struttura, in particolar modo al tetto. Nel 1824 fu trasferito anche il fonte battesimale. In alcuni documenti della fine dell’Ottocento si può leggere che la volta di legno della chiesa era in deperimento e che la stessa era stata spogliata di tutti gli ornamenti e gli arredi sacri.

Solamente dopo il restauro conclusosi nel 1984 sotto l’egida della Soprintendenza ai beni architettonici e artistici della Lombardia l’edificio è in parte tornato al suo antico splendore.

LA NUOVA PARROCCHIALE DI S. MARIA ASSUNTA

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La chiesa detta anche della Vergine delle Grazie fu eretta tra il 1596 e il 1630 circa per voto della comunità per scongiurare le rovine incombenti sul paese allo sbocco della valle verso Sernio, poco oltre la contrada Giudice, nello stesso luogo dove ab antiquo esisteva un piccolo oratorio dedicato a S. Maria Vergine Assunta. La realizzazione andò molto a rilento per cause molteplici. I lavori ad un certo punto si fermarono e ripresero nel 1645 e solo qualche anno più tardi fu eretto il maestoso campanile; nello stesso periodo l’edificio è stato sopraelevato e involtato.

È però soltanto nel Settecento che la chiesa acquista tutto il suo splendore.  Muttoni affresca l’interno, viene pavimentato il presbiterio e messo in opera il fastoso portale in pietra verde con decorazioni in marmo bianco sugli stipiti e sull’architrave.IMG_0597

Nella cupola, a base ottagonale, è raffigurata l’Assunzione della Vergine tra un nuvolo di angeli in volo; negli otto spicchi che le fanno corona si ammirano Scene della vita della Madonna mentre nei pennacchi della cupola sono raffigurate le quattro virtù cardinali, Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza.

Di grande rilievo artistico sono le opere in legno intagliato di vari autori del Settecento. Del Piaz è autore del pulpito, ricco di finissime e armoniose decorazioni, portante un baldacchino sormontato da un gruppo ligneo raffigurante la Liberazione di S. Pietro, dei due confessionali, di numerose statue di santi e dell’antico ciborio dell’altar maggiore trasferito nella cappella del Rosario nel 1870, quando nel presbiterio viene sistemato il grande altare marmoreo a semicupola sorretta da sei colonnine, costruito da Antonio Galletti di Bergamo.

Nel 1780 quando si cominciò a celebrare le funzioni parrocchiali, S. Maria Assunta appariva in tutto il suo splendore. Nel 1825 venne ufficialmente riconosciuta come nuova parrocchiale e fu consacrata dal vescovo Carlo Romanò il 20 Luglio 1837 in  occasione della visita pastorale.  In questo periodo la chiesa subisce il prolungamento di una campata e nelle due cappelle ottenute con l’ampliamento viene trasferito il fonte battesimale proveniente da S. Alessandro e l’altare dedicato a S. Luigi che anticamente si trovava nell’oratorio di S. Michele presso la vecchia parrocchiale.

S. MARIA MADDALENA

É senz’altro una delle chiese più antiche della pieve di Mazzo, infatti se ne hanno notizie già in un documento del 1208. La chiesa sorta nel contesto di un piccolo nucleo abitato, detto appunto di S. Maria, all’epoca era forse l’edificio sacro più grande del paese. Questa insieme ad altre chiese in Valtellina rimase per secoli dipendente dall’abbazia di S. Abbondio di Como.

La chiesa si presenta con una facciata a capanna in cui si vedono una finestra strombata e un portale con battenti in legno. In un affresco scolorito dal tempo è raffigurata S. Maria Maddalena.

L’interno è a una sola navata quadrata e vi si osservano due altari in legno intagliato, scolpito, dipinto e dorato: il maggiore in stile barocco, ricco di fregi, volute e girali floreali reca una tela ad olio rappresentante Cristo in Croce con le pie donne e S. Apollonia; a sinistra è l’altare di S. Lorenzo martire dove è posta un’ancona secentesca.

La chiesa è stata sottoposta a lavori di restauro negli anni Sessanta con il rifacimento del tetto.