LA CHIESA DI SANTO STEFANO
Mazzo doveva essere un centro abitato di una qualche importanza già in epoca tardo antica se, con il diffondersi del cristianesimo, proprio a Mazzo fu costruito un edificio battesimale e se in seguito, con lo strutturarsi del sistema pievano, Mazzo divenne il capoluogo di una vasta pieve che includeva la zona fra Sernio e la stretta di Serravalle. Allo stato attuale non si conosce nulla della storia più antica del paese e non si sa quando sia stata fondata la chiesa battesimale di Santo Stefano; essa era detta “matrice”, perché da essa dipendevano tutte le altre chiese della zona e “battesimale”, per essere l’unica dove si amministrava il sacramento del battesimo, la cui cerimonia si svolgeva non nella chiesa ma nel vicino battistero, dove con i restauri è venuto alla luce un antico fonte battesimale ad immersione.
Chiesa e battistero costituivano dunque un complesso unico la cui costruzione viene fatta risalire al VII secolo anche se il primo documento ufficiale in cui è nominata risale all’anno 824. Anche la sua dedicazione a Santo Stefano fa supporre che essa sia stata fondata in epoca alto medievale. La sua struttura però è cambiata nel tempo; probabilmente ci troviamo di fronte ad una ricostruzione del basso medioevo che poi ha subito ulteriori modifiche e trasformazioni tanto che guardandola sembrerebbe barocca. I suoi muri tuttavia celano elementi architettonici medievali che sono nascosti alla vista o inglobati entro strutture più tarde: le monofore tamponate e gli archetti pensili a stento individuabili sotto l’attuale intonacatura e il rosone dipinto scoperto nel sottotetto del presbiterio. L’impianto planimetrico è a tre navate.
Nulla rimane del campanile medievale, crollato nel 1507 con grave danno per la chiesa che negli anni precedenti era stata oggetto di interventi in quanto essa gravava in condizioni di estremo degrado come riportato in una relazione dell’arciprete di Sondrio Pietro Andreani in cui la chiesa viene definita quasi distrutta. Nonostante il grave danno causato dal crollo del campanile, però, già nel 1508 fu aggiunto lo splendido portale marmoreo scolpito da Bernardino de Torigiis da Maroggia, che riprodusse le fattezze di uno dei portali laterali del santuario della Madonna di Tirano.
Anche all’interno in questi anni furono certamente effettuati dei rinnovamenti agli apparati decorativi; nel sottotetto della navata di destra, durante la fase preliminare del restauro è stato infatti rinvenuto un frammento ad affresco fatto risalire al pittore “Giovannino da Sondalo”. Purtroppo però, essendo la chiesa più importante della pieve, nel corso dei secoli è stata oggetto di continui interventi che hanno cancellato o nascosto le ornamentazioni più antiche. Sono andati inoltre dispersi importanti arredi lignei. Esternamente intanto si ricostruiva il campanile (1522-1541), interessantissimo per la decorazione a motivi geometrici rimasta in parte occultata dal presbiterio.
Vengono invece riferiti agli ultimi decenni del secolo gli affreschi della sagrestia, firmati dal celebre pittore Cipriano Valorsa. La fine del ‘500 segnò un periodo difficile per la pieve di Mazzo. Molte delle sue comunità ottennero di erigersi in parrocchie indipendenti, ma i fedeli partecipavano in modo sempre più attivo alla vita religiosa. Fu ad esempio la confraternita del Rosario a promuovere e finanziare, nel 1604, la costruzione dello splendido altare ligneo che ancora ammiriamo nella navata di destra.
All’inizio del ‘600 si decise di smettere di seppellire i morti sotto il pavimento e di usare invece il cimitero, che si trovava dove ora c’è la piazza. Inoltre fu adattata ad uso di sagrestia la cappella del cimitero, dove ormai non si celebrava più: si viene così a scoprire che la splendida sagrestia affrescata dal Valorsa era stata concepita, probabilmente durante la prima metà del ‘500, come cappella cimiteriale.Lungo il Seicento inoltre i fabbricieri fecero costruire l’organo, l’inferriata dell’altare del Santo Rosario, l’altare ligneo di San Giacomo e il pulpito. L’intervento che modificò maggiormente l’aspetto della chiesa fu l’inserimento nelle navate laterali delle volte a crociera che sostituirono le vecchie coperture lignee.
Nel ‘700 fu costruito l’ossario addossato all’angolo tra la sacrestia e la navata di destra; le balaustre lignee furono sostituite con quelle marmoree attuali e i vecchi pavimenti in legno furono sostituiti con lastroni di pietra. Nel 1771 cominciò la costruzione delle volte nella navata centrale, fino ad allora coperta da un tetto con capriate a vista, e dei grandi finestroni. Questa fase durò una quarantina d’anni e in questo periodo furono rimodellati gli archi e i cornicioni interni secondo il gusto dell’epoca. Nel 1778 il ligneo altar maggiore fu eliminato per fare porto al nuovo altare marmoreo realizzato da Giacomo Longhi di Viggiù. La chiesa così trasformata richiedeva a quel punto una decorazione pittorica omogenea, che fu affidata ai fratelli Scola, e al pittore Pancrazio Marmori.
Nell’800 l’unico intervento degno di nota fu l’esecuzione della grande scena dipinta nel 1893 sulla parete sinistra del presbiterio, firmata da Giovanni Meletta, autore anche della tela ad olio con il Martirio di Santo Stefano, eseguita nel 1897 e collocata dietro l’altare maggiore.
Per quanto concerne il ‘900 vennero eseguite le vetrate figurate della chiesa dalla ditta Jourdin di Ginevra e nel 1928 fu rifatta la copertura in rame della torre campanaria.
IL COMPLESSO DI SANTA MARIA
Il complesso comprende la chiesa di Santa Maria, il Battistero di San Giovanni Battista e l’oratorio dei Santi Carlo e Ambrogio.
L’edificio più antico è il battistero che insieme alla vicina chiesa di Santo Stefano costituiva il complesso battesimale della pieve di Mazzo; l’attuale struttura architettonica potrebbe però non essere quella delle origini: lo scavo archeologico ha infatti permesso di appurare come il battistero ottagonale poggi su una costruzione circolare di dimensioni leggermente maggiori, forse pertinente ad un più antico battistero, e di scoprire , ad una quota inferiore rispetto all’attuale piano di calpestio, un antico fonte battesimale ad immersione di grandissima rilevanza storica. Di epoca rinascimentale gli affreschi al suo interno attribuiti a “ Giovannino da Sondalo”. Altri affreschi rinvenuti con i restauri invece sono di pittore ignoto.
In epoca più recente ( i primi documenti che ne parlano risalgono al 1450 circa) fu costruita adiacente al battistero la chiesa di Santa Maria; della sua struttura originale rimane ben poco perché fu molto variata nel corso dei secoli fino a raggiungere l’aspetto di oggi con la volta a botte lunettata e i grandi finestroni in alto che sostituirono le monofore di epoca medievale. Purtroppo della chiesa sono andati distrutti gli altari lignei intitolati a S. Sebastiano e a S. Caterina; sono invece giunti fino a noi una bella tela, del 1540 attribuita a Vincenzo de Barberis e un’ancona lignea di gusto goticheggiante intagliata dal comasco Giovanni Battista Malacrida. In un momento imprecisato fu costruita anche la sagrestia e nel 1851 fu installato anche il portale maggiore. Nel 1842 fu necessario eliminare il sagrato cintato posto davanti alla chiesa perché la strada di allora, proprio come oggi, passava davanti alla stessa e doveva essere allargata.
L ’oratorio di San Carlo e Ambrogio fu costruito in epoca ancora posteriore ( probabilmente nella seconda metà del Seicento) e fu sede della Confraternita dei Dsciplini; fu costruito utilizzando locali già esistenti collegati in origine al palazzo Landriani e all chiesa di Santa Maria.
LA CHIESA DI SANT’ABBONDIO
Nota per gli splendidi affreschi del Valorsa la chiesa sorge nella contrada di Vione e fu edificata probabilmente nel 1400; l’edificio presenta un’unica aula con copertura a capriate e un’abside semicircolare voltata e affrescata. La sagrestia si trova sulla sinistra ed è ricavata entro la base del campanile. Esternamente una scala consente di raggiungere la loggia lignea interna e di accedere al campanile le cui dimensioni sono quasi sproporzionate rispetto alla chiesa. La facciata a capanna è forata dal consueto occhio centrale e presenta l’unico affresco esterno della chiesa in cui si riconoscono accanto alla Madonna in trono col Bambino, Sant’Antonio abate e Sant’Abbondio. All’interno lo spazio appare intimo e suggestivo per la presenza di preziosi apparati pittorici e di una loggia lignea sul fondo. Gli affreschi di maggior pregio sono quelli dell’abside riferiti al grosino Cipriano Valorsa come il Padre Eterno con gli angeli che portano i simboli della Passione, la Flagellazione, la Crocifissione e la Deposizione. Dai libri contabili rimasti si evince come la chiesa nel corso dei secoli abbia subito più che altro interventi di manutenzione o migliorie.
LA CHIESA DEI SANTI MATTEO E FILIPPO NERI
Fu costruita a partire dal 1667 sulla strada che porta al passo del Mortirolo nelle vicinanze di una più antica chiesetta dedicata a San Matteo che sconsacrata e privata del campanile, fu utilizzata come abitazione per i sacerdoti. Tutto ciò che c’era di prezioso fu trasferito nella nuova costruzione come alcuni quadrie le statue lignee raffiguranti la Madonna col Bambino e San Matteo. Fu edificata per venire incontro alle esigenze delle famiglie che ai tempi abitavano stabilmente nella località, ed evidentemente verso la metà del seicento si avvertì la necessità di disporre di un nuovo e più ampio edificio religioso. Proprio allora si decise di dedicarla non solo a San Matteo ma anche a San Filippo Neri, il cui culto si era molto diffuso a quel tempo. Dopo avere ricevuto l’approvazione del vescovo Torriani l’arciprete don Giovanni Perti decise, su consiglio dello stesso vescovo, di edificare la nuova chiesa rialzata rispetto alla precedente in modo che essa avesse una posizione di preminenza. Perciò il nuovo edificio sorse su un terrazzamento artificiale sostenuto da muraglioni; la scelta purtroppo non si rivelò azzeccata in quanto, già nel 1758, l’ edificio mostrava gravi crepe dovute all’instabilità del terreno. L’intero complesso fu costruito tra il 1667 e il 1698. La chiesa presenta un’unica aula e un’abside a terminazione piana. Il campanile si trova sulla destra del presbiterio ed ingloba alla base la sagrestia. Originariamente vi era un tetto con capriate a vista che fu sostituito tra il 1742 e il 1743 da una volta a botte lunettata; è invece originale la volta a crociera in pietra che copre l’abside. L’arredo interno è purtroppo andato in gran parte disperso. Le pareti conservano ancora quattro scene dell’Antico e Nuovo Testamento affrescate dal pittore Francesco Piatti nel 1693. L’unico affresco presente all’esterno della chiesa è situato sopra il portale maggiore ed è del pittore Giovanni Battista Muttoni.